Imparare a trasformare. Sarebbe il mio scopo. Eppure mi perdo. Mi distraggo con cose futili e perdo la vera attenzione.
Infatti ho appena appoggiato la sigaretta nella vaschetta che avrebbe contenuto la soia.
Detto e ridetto: tutto il mondo che mi circonda è una proiezione di ciò che sono. Inutile quindi prendersela all’esterno. Tutto, tutto, tutto. Il salto evolutivo delle razze in questo pianeta è notevole.
E’ un onore essere in vita e vivi per poterlo attraversare. Dovrei smetterla di essere incazzato per come il mondo sia stato forzatamente cambiato in questo anno abbondante. Come ho sempre sostenuto, chi era così, lo era già prima, e può dispiacermi solamente per gli esseri più indifesi, quali animali da compagnia e bambini che da sempre fanno le spese dell’educastrazione genitoriale. Ma non è mai stata una novità. E soprattutto non posso e non devo farci niente. Anche se devo osservare il sangue del mio sangue che prende l’altra strada, quella in cui io vedo il burrone in fondo. Quella strada che è giusto che esista, così come nel nostro sistema binario c’è bianco e nero, buono e cattivo,…

Oggi il simbolo della museruola è uno strumento geniale per soffocare e mettere a tacere. Così come i test che stabiliscono il nulla ed etichettano discriminando. Due strumenti che accelerano, qualcosa che già andava in quella direzione. Ma questa è solo superficie. Questa è l’eclissi di un mondo che tanto bene non andava. E non sarebbe la prima volta che la civiltà viene ripristinata. D’altronde in diversi miliardi di anni in questo pianeta, possiamo testimoniarne solo di poche centinaia, appena migliaia, eppure diverse catastrofi si sono susseguite. Questa potrà essere un’altra. Ed un nuovo inizio arriverà.
Forze nascoste nell’ombra, che ora più che mai si contrastano e giocano al tutto per tutto come se il tempo stringesse. Perché l’individuo possa perdere di vista il grande potere che ha. Ad esempio la scelta ed il libero arbitrio. Ed io non devo perdere di vista i miei. Il mio potere, il mio compito e il mio scopo. Poi che gli altri si inculino! Può dispiacermi, ma in fondo non posso farlo a loro. Anche perché solitamente, anzi quasi sempre, il compito altrui è sempre evidente, ma mai il proprio…
I diversi piani di esistenza e di energia si manifestano come se il patto fosse saltato, Papa Midnight dovrebbe demolire la sedia, tanto l’inferno è rappresentato in maniera evidente e la divisione quasi completamente manifestata. Dovrei essere contento però, perché questi disperati e susseguenti tentativi di distruzione e separazione delle anime rappresentano la loro situazione da “acqua alla gola”. Ed anche in questo caso devo ammettere che mi trovo in una posizione più fortunata. Il mio regnare non è in pericolo. Come mi è stato ricordato oggi, tutto si trasforma, in modo migliore se assumo la posizione più equilibrata, presente e cosciente.

Sono estremamente fortunato. Non tanto per estrazione, radice o beni posseduti. Ma per coscienza, opportunità e consapevolezza. Il problema è l’annaffiatura. La presenza è come il giardino dell’Eden. Ci vuole polso, disciplina e fiducia. Il mondo andrà come deve. E qualunque cosa succederà saprò sia adattarmi che cambiarlo. Adeguarmi senza vendermi, cogliendo le opportunità interiori e non materiali che mi arricchiranno finché ne avrò l’opportunità. Sono causa nella mia vita se continuo a scegliere e rimanere presente in ogni cosa. Non è una passeggiata, chiaro, però basta ricordarselo. Sembrare strano da bambino, persino a me stesso, oggi è fonte di ilarità. Nemmeno per sogno. Ero solo curioso ed inquieto perché mi chiedevo sempre se fosse tutto lì. Solo un pianeta, solo noi, niente altro, nient’altro dopo, come una sorta di barriera che mi stringeva. Oggi la barriera è giù, e l’esterno spaventa, ma almeno posso vederlo. E’ una fortuna, che sottintende un compito, una responsabilità, un onore da non disattendere. Non lo butterò via. Ed il regalo più bello degli ultimi tempi è il sogno di ieri pomeriggio. Mettere le ali a mia nonna e darle sostegno in piccoli voli, discese e salite, forse necessarie alla difficoltà che possa stare attraversando, nel posto in cui è, e spero che vedermi le possa esser lieto. Proprio lei, che mi chiamava scusandosi di non averlo fatto prima, senza che nemmeno le sfiorasse l’idea che avrei potuto farlo anche io. Lei che era felice di vedermi anche se perdeva la memoria, io che sono stato l’ultimo di cui si dimenticava l’identità. Spero che vedermi le possa dare gioia. Ma anche questo dipende da me.

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