Per essere precisi la notte del 12 aprile 2020
Ho sognato che vivevo un’era in cui non c’era più sport, politica, religione o razza alla base dei continui discordi umani. Nonostante tutto ve n’era ancora, e oltre alla rabbia regnava la paura, come spinta per un nefasto motore. Gli uni contro gli altri. In un certo senso la storia del mondo che si ripeteva. Orchestrata o meno. L’evoluzione interiore era ostacolata ancor di più. E crollavano molte certezze, benché la speranza di un futuro migliore era come sempre basata sul passato. Ma la prospettiva di grande cambiamento abbassava ancor di più le emozioni superiori che potevano salvare l’uomo dal suo peccato originale, o dal fardello di dover dare uno scopo alla sua non comune esistenza in vita.
Nel frattempo le specie animali sembravano essere immuni a tutto ciò, liberi come prima di vivere in cattività o di servire l’uomo. Come sempre il loro istinto, senza rabbia o crudeltà gratuite, era Libero, come il loro spirito. Ed ancora una volta non avevamo capito. Per l’ennesima. Ma d’altronde come ho sempre pensato, il pianeta terra è il pianeta degli animali, forse non degli umani, arrivati portandoceli, arrivati per caso, allevati chissà per cosa.
È anche vero che in questo sogno si viveva una sorta di prigionia, direttamente proporzionale a quella arrecata a tante specie animali, senza la minima loro richiesta.
I sogni sono come le storie, o le fiabe, a volte si interrompono improvvisamente, svegliandosi con una sensazione, e con il desiderio e la percezione di riuscire a modificarne il finale o l’andamento.
Come se fino a prima si fosse in preda a qualcosa, e svegliandosi ci si renda conto di esserne liberi, ma il tempo sembra poco.
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