Scegliere di essere. Certamente. Essere anziché mostrare o apparire. Eppure la difficoltà persiste. Nell’ultimo articolo avevo promesso di non mostrarmi più a nessuno come un “falso e viscido guru del cazzo”. E quella definizione mi ha segnato, colpito, fatto riflettere, sin da subito, al di là del soggetto da cui veniva tal descrizione, ma solo per il messaggio, anziché giudicare il messaggero. E poi comunque il segno, la sincronia, non possono essere ignorati, non più. Sto attraversando un momento in cui economicamente sto perdendo e cercando di recuperare, cercando di raggiungere l’ultima chimera di turno. Il mio lavoro che realizzava 10 oggi incamera 6 ed i costi sono aumentati del 20%. Facile tirare le somme. So che è il momento di cambiare ma ho comunque da risanare il debito di una situazione che io stesso ho creato.
Inoltre i segni parlano chiaro. Intorno ho persone che mi mostrano che nella loro dualità a volte il dare spazio e cibo alla parte malata mi da estremamente fastidio. Quella parte che mente, che è malata, è parte di me. E non sono qui a negare. Devo solo capire da dove viene. Devo solo capire da dove la alimento, per prendere coscienza di come eliminarne il foraggio. Eppure non lo so ora, e il colpevolizzarmi non mi è di aiuto. Il risultato della cosa è univocamente evidente. Inutile elencare la lista di persone che mi mostrano quella dissonanza cognitiva che tanto altera la propria identità reale. E poi chi sono io per sapere esattamente quale è quella reale. Specie per un altro. Posso solo evidenziare qualcosa che mi riguarda. Niente i più. Così come le innumerevoli volte che mi sono capitate persone che mi mostravano un lato dissonante, o rabbioso, o identificato, o fuorviato, un lato che prende il sopravvento sulla reale vita, un lato che identifica l’identificabile, rendendo soggetto attivo delle scelte quel mostro o quello schema. Eppure il constatare lo stato della situazione mondiale odierna non mi è d’aiuto nel mio percorso evolutivo. Solamente vedere dove ciò mi rappresenta, è un incipit prezioso per l’inizio del romanzo descrittivo della mia evoluzione.

In queste settimane mi sono capitate persone che erano completamente distaccate da qualsivoglia ideale di anima, di coscienza, di coerenza. Ciò non può che rappresentare a mia condizione. Mi sono capitate dinamiche in cui provavo a spiegare qualcosa a qualcuno, insistendo inutilmente a spiegare qualcosa di apparentemente semplice, benché fosse come parlare in inglese ad un giapponese. La differenza di linguaggio in questo caso rappresenta soltanto la nostra diversità e la mia difficoltà a cogliere il giusto linguaggio per comunicare ciò che devo a chi ho di fronte. Ogni cosa che mi succede, e sia ben chiaro, cerco di tenere gli occhi bene aperti, mi parla di me, come uno specchio in cui riflettermi e constatare le differenze di visione. Osservare e constatare come vengo trattato dalle persone che ho intorno e che attiro, specie in maniera poco simpatica, riflette una mancanza di attenzione su come mi relaziono io con gli altri. Il gatto nero che attraversa la mia strada deserta oggi, nello stesso posto dove mesi fa occorreva farlo, rappresenta probabilmente un’ultima possibilità di salvarmi. Ed è parecchio che la penso così, il dejavù matrixiano lascia spazio alla tradizione pura per cui sto creando questa sciagura così semplicemente anticipata. La merito. L’ho attirata, non è colpa del mio amico che mi descrive così o delle persone che mi mostrano casualmente il loro lato malato e bugiardo. E nemmeno quelle che nel mio momento di difficoltà mi presentano a sorpresa un conto caro e salato, inaspettatamente, mostrandomi un lato aggressivo, colpendomi con la lama del killer, colui che sfoga su chi ha identificato il nemico in me. Inevitabilmente lo sono anche io, o detesto a tal punto ciò da riuscire ad averlo nel piatto proprio per non averlo metabolizzato cogliendone il messaggio evolutivo. Proprio come per la mia mancanza economica, che a tratti mi ha portato a desiderare di morire. E che ora mi sta uccidendo perché non sono capace di leggere il messaggio. Nel giorno di San Valentino devo imparare ad amarmi per ricevere il giusto amore, se ancora mi serve di riceverlo esternamente.

L’esercizio quantistico che ho svolto in settimana ha sottolineato che stato mentale, emotivo ed energetico ho tenuto in relazione a tutto ciò che affronto in questo periodo.
Quali sono i pensieri che ho in relazione ai problemi odierni?
Che emozioni provo a riguardo? E se dovessi collocarle in punti del corpo quali sarebbero?
Come è la mia energia, e soprattutto, la sto provando a percepire nelle sue caratteristiche afflitte e condizionate di tipologia e di ampiezza anziché dimenticarmi che la mia identità è esclusivamente quella?
Come cambierebbe la mia realtà se provassi a cambiare via via anche solo uno dei precedenti fattori? Ho osservato in queste settimane negli altri una cosa molto importante. Se in un tempo molto lungo una persona si sposta sempre di più verso una condizione duale negativa o ammalata, identificandosi e spersonalizzandosi verso uno schema o peggio ancora verso una condizione quasi irreversibile, come è possibile con una sola sferzata ritornare in una condizione sana? Se il concetto di realtà è alienato o distorto, come è possibile ritornare a vedere le cose “vere”? Non lo è. Matematico, logico, solare. Il percorso deve essere graduale. E la fretta di risultati che entra in gioco quando avvengono questi cambiamenti è il demone che ancora chiama e spinge dietro quella porta chiusa. La grande nave che cambia rotta ha diversi assestamenti che ancora la portano nella precedente direzione, prima di spostarsi apparentemente in un’altra, peggiore ma intermedia rispetto alla nuova. I cent’anni di dominio del demonio terminavano circa 12 anni fa, eppure gli strascichi sono tali per cui non sembra vedersi una luce, anzi la situazione sembra peggiorare. Solitamente il momento migliore per dormire è sempre quello della sveglia, quando il letto va lasciato. Ed i capricci sono relativi, a volte proprio non ne vorresti sapere di alzarti, altre sei pronto a farlo. La prima ammissione verso il cambiamento è quella legata all’errore. Soggettivo, solo mio. Nessuna colpa esterna, ci vorrà molto tempo affinché questa realtà che ho creato si risani, se l’ho ammalata poco alla volta per così tanti anni. Esattamente come per la triste e delicata situazione che osservo nella mia famiglia. Lo stesso dicasi per la condizione economica. Idem per i rapporti che ho con le persone e come ottengo da loro ciò che non gradisco. Il gatto nero ha attraversato la mia strada un’ultima altra volta. Ho aspettato diversi minuti fermo prima di vedere passare un’altra auto, addirittura due, per il mio cervello rettile. E poi quelle persone ignare non saranno consapevoli del messaggio che comunque è capitato a me, e quello non posso davvero fare finta di non avere visto.
Ho molto lavoro da fare, mi serve tempo, spero mi sia concesso.

Categoria

Tags:

Informazioni su questo sito

Questo sito è:
un luogo completamente mio dove posso esprimermi in “ordine sparso”.
Riflessioni e considerazioni.
Punti di vista e condivisioni.
Razionale ed irrazionale, abbinati in maniera libera e rigorosamente disordinata.

Archivio articoli per mese
Commenti recenti
Classifica Articoli e Pagine
Chi