Per scrivere, scrivo. Quello è certo. Pretese non ne ho, come del resto il disclaimer di questo spazio online dichiara. In questo periodo in cui sto approfondendo tematiche quali discepolato, iniziazioni, maestria, comprendo bene come ogni maestro istruisca ed ispiri l’allievo prescelto, cosciente o meno.

Parte fondamentale del lavoro su me stesso che sto cercando di fare, sono le condizioni che attraverso, che posso creare, tramite disciplina, impegno, centratura, presenza, e le giuste emozioni da veicolare. Oserei dire degli stati emotivi che mantenuti al più possibile consentono di accedere alle informazioni giuste nella mia ricerca…

L’immenso soffio dell’oceano
Respinge via con sé a naufragare su spiagge chiare
A un passo dalla vita muoiono
Conchiglie e nelle orecchie ancora il mare
S’arrampicano in cima con quei ginocchi secchi
E tutto il mondo giù respirano, si fanno roccia
E al sole un’altra volta guardano
Poi chiudono per sempre gli occhi, gli stambecchi
Ed io ti chiedo perdono se
Fratello a volte tu mi hai fatto male
Io non potevo essere come te
Un mago, un angelo immortale
Pace a noi che abbiamo avuto tanto
Da smarrir la luce della semplicità
Quando poi si nasce e il primo grido è un pianto
E il bambino è un uomo che il suo nome non sa dire mai
Nel buio della terra aspettano
Finché lassù una notte più irreale
Come una cattedrale, nell’aria antica cantano
Per una sola estate, le cicale
Virgilio cadde mentre era in volo sopra un prato
Che le sue ali non si aprirono
Guida di quei poeti che un giorno si smarrirono
Lui sì che mi trattò da uomo e adesso è andato
Ed anche noi ci lasciamo qui
Cucaio e non dobbiamo dirci niente
Ci serve pure d’arrivare lì
Per ripartire nuovamente
Pace a me che non so amare ancora
Ciò che ho e non so non amar quel che non ho
Fermo sull’abisso tra il rischio e la paura
Cosa non mi uccise mi lasciò la forza di vivere
Pace a te per quello che mi hai dato
E per tutto ciò che tu non mi desti mai
E così, da solo un cuore l’ho trovato
Forse un mondo, uomo sotto un cielo mago, forse me
Ora sono libero
Un uomo
Oltre

Il capolavoro musicale qui sopra, che ritengo immenso ed esteso, regala poesia di quello stato emotivo richiesto. Essere stato senza padre biologico, inizialmente mi ha fatto soffrire e produrre rancore, poi ho valutato la figura paterna come quella di un esempio da seguire. Quindi vari padri ho avuto, tanti, tutti scelti. E la possibilità di scegliermene altri in prestito, mi ha consentito di aprire le orecchie ed il cuore alle lezioni e gli scenari che ad esempio questa, come altre supreme poesie musicali mi hanno impartito.
Scenari di vita semplice ma felice, spensierata, amore incondizionato verso la persona amata, o la persona che manca o non c’è più. La vita e la morte come opportunità, le emozioni necessarie ed inevitabili nella vita, quelle apparentemente positive o negative, tutte potenziali accrescitrici della propria coscienza.

Quella coscienza che rivela lo spirito. Ebbene sì, Coscienza, Spirito, Anima, tre distinte entità dentro di noi che l’amore può nutrire e stimolare. Ma solo l’amore di un certo tipo, senza tornaconto. Tre entità che consumano ed erogano quel combustibile incompatibile con i capricci materiali e la mente. Proprio in questo periodo estremamente materiale e mentale, in cui la paura buca il polmone e l’intestino, le museruole soffocano lo spirito, le punturine dividono ed isolano l’anima.
Dipende tutto dal livello di realtà in cui si va ad operare. E da come si è capaci di sfruttare l’opportunità che ci è stata data. Anche oggi. Anche in questa situazione.

Quella pace interiore, che niente ha a che vedere con l’opposto della guerra, quello stato di equilibrio in cui il nostro nucleo energetico centrale è capace di abbracciare tutto l’orizzonte. Quello stato in cui comprendi realmente che il contrario della paura è l’affidamento, quando con un sorriso e lo sguardo pulito metti a tuo agio chi è con te o a te vicino in quel momento, indistintamente, il tuo prossimo, biblicamente inteso. Senza dimenticarsi di amarsi, per come si è, per quel che si ha, univocamente.

In quello stato appunto, il livello di realtà che ci circonda cambia, benché medesimo, perché cambia finalmente il modo in cui lo si vede e lo si vive. Perché anziché pescare l’acqua in fondo al pozzo si beve alla sorgente. Ed ogni paura o capriccio si dissolvono e polverizzano immediatamente. Proprio come al primo salto con “hum” nella terza fase della meditazione dinamica.
E ti scopri più alto, puoi vedere meglio e più lontano.
Sorridi della tua precedente inesperienza o indolenza, ti perdoni la caduta in basso, perché la risalita nella bellezza del suo viaggio ti ha dato ulteriore esperienza, attraverso la quale hai potuto scorgere nuovi dettagli del medesimo percorso, l’unico possibile, per risalire verso te stesso, provando a riallinearti con le parti più alte di te, quelle che sentiamo ma non riusciamo a posizionare materialmente, come il Cuore inteso come energia.

Il livello di realtà in cui soffri ma apprezzi, gioisci e ringrazi. Il livello in cui riconosci lo scopo e lo ritrovi dopo averlo perso di vista, distratto da futili materialità, da istinti materiali che ciclicamente si ripropongono, e che scorrettamente fruiti non fanno che svuotare le tue energie anziché ricaricarle, come potrebbe sembrare.

Ed a quel punto davvero non ti serve più nulla o nessuno.

Ed io ti chiedo perdono se, Fratello a volte tu mi hai fatto male…
Pace a noi che abbiamo avuto tanto, da smarrir la luce della semplicità…
Pace a me che non so amare ancora, ciò che ho e non so non amar quel che non ho…
Pace a te per quello che mi hai dato e per tutto ciò che tu non mi desti mai…

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