Sento non a caso in questo periodo diverse lamentele. Alcune anche speculari al mio presente ed al mio passato. C’è chi somatizza o risente della “negatività” degli altri. Chi soffre la situazione familiare, o economica, politica, sanitaria.
Si accusa qualcosa che destabilizza. Qualcosa che influenza. Qualcosa, o qualcuno.
Eppure ho potuto evidenziare ed appurare che ogni cosa esterna a noi, è giustamente fuori.
E’ tutto fuori di noi. Quindi non siamo noi. Niente può influenzarci perché è esterno a noi. Non può caratterizzarci, identificarci, influenzarci.
Di conseguenza la nostra identità è la cosa più importante, e va ricercata con fatica, deprogrammandoci da ogni opinione e giudizio. Da tutto quello per cui tendiamo a dire “io sono…”, quando in realtà dovremmo ammettere “io faccio…” o “io mi comporto…”, nel nostro libero arbitrio, ancora esuli e ignoranti delle virtù dell’anima.
Che sarebbero l’umiltà, la purezza d’intenzione e l’amore. Secondo il diario di suor Faustina Kowalska, ispirata in un colloquio con Gesù.
Andare a tradurre senza opinione e giudizio ognuna di queste virtù nella loro corretta forma e significato è compito dell’uomo, che divisa la strada dall’ostacolo scopre la dualità, binaria come questo sistema solare, per poi essere in grado di riunire le due “strade” nell’uno, nel ritorno al padre.