Non mi sono mai considerato disegnatore, pittore o creatore artista, tantomeno in possesso del “dono”, cioè capace di rendere con facilità, rapidamente, involontariamente e senza sforzo, qualcosa di realistico e/o affascinante.
Per me l’esercizio di questa forma d’arte è uno sfogo creativo delle idee, sensazioni, impulsi, che dentro di me possono avere forme e colori, il più delle volte notevolmente migliori di quelle forme e colori che vengono fuori.
Ciò nonostante, spesso rimango colpito dall’originale imprecisione delle errate simmetrie e naturali forme irregolari, dal caos ordinato, e dalle sensazioni senza nome che provo guardando quel che creo, dallo sforzo effettuato per eseguirlo, e da come appartenga a me ogni lavoro come fotografia di una linea temporale aliena a quella che sto vivendo.
Anche in questo caso il risultato è direttamente proporzionale alla follia che ha invaso la mia realtà, di cui faccio parte.
Di cui sono saturo, a volte, e molte meno, sono grato.

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