Quando Albert Einstein e Charlie Chaplin si incontrarono nel 1931, Einstein disse a Chaplin: “quello che ammiro di più della tua arte è la sua universalità. Non dici una parola, ma il mondo ti capisce.”
“È vero.” Rispose Chaplin, “ma tu sei ancora più da ammirare. Il mondo intero ti ammira, ma nessuno ti capisce.”
Interessante quanto intrigante riflessione legata all’ammirazione, che è una forma di energia pulita, diversa dall’invidia o dall’adulazione. Il teatrino sopra citato è superbo esempio di favolosa simmetria, legata a due esempi apparentemente lontani, equidistanti, due forme d’arte e di scienza. Lontane e vicine, allo stesso tempo, sempre da un particolare punto di vista.
Ma a ben pensarci non volevo parlare di questo, sebbene affascinante quanto impalpabilmente misterioso. Si gestisce e si commenta da solo. Anche stasera ho in mano due pezzi di abalone, haliotis iris, chiamato anche Paua. Da innumerevoli fonti considerato orecchio marino, dono del mare, che distribuisco in negozio ed in fiera con la stessa evidenza cristalloterapica che si può attribuire ad un quarzo, o ad un’altra pietra. La sua ciclicità e universalità è scandita dall’enorme bellezza, una “sinfonia” di colori saturi e madreperlacei, luminescenti, luminosi, quel blu, bianco e verde accesi da una profonda luce che solo nel riflesso delle opali o di alcune labradoriti si ha l’opportunità di vedere. Specie in dei colori che subiscono e affrontano un cangianza quasi misteriosa e magica.
Che belli i colori! Alla mia domanda ormai scontata e monotona risponderei io stesso: i miei colori preferiti sono tutti quelli luminescenti, cangianti, metallizzati, fluorescenti, tutti quelli cioè fuori dal comune, come la brillantezza dell’arcobaleno, o meglio quelli che escono dal comune senso del “normale”. Eppure durante il mio digiuno di 21 giorni mi ricordo di aver espulso feci ogni giorno, (e direte: che cosa c’entra?), però verso gli ultimi giorni nonostante non mangiassi espellevo feci fluorescenti, quindi questi colori esistono davvero in natura. Esattamente come le magiche opali o queste meravigliose abalone.
Tutto frutto della luce, che colpisce quella parete, quel corpo, quella superficie, e “genera” quella varietà di colore che è insita all’interno, ma che come ben sappiamo, in assenza della stessa energia, la luce appunto, non possiamo nemmeno immaginare che ci sia. Il bello di tutto ciò è che noi abbiamo la possibilità di vederlo. Che è già un dono pazzesco, un miracolo. Lo spettro di frequenza di visibilità è misurabile, ma resta comunque un mistero per le nostre capacità rispetto alla vista di alcuni rapaci, per esempio. Così come lo specchio di frequenza udibile, per cui alcuni animali sentono rumori per noi inesistenti, o per le farfalle ad esempio, che riconoscono e trovano a distanze impossibili l’odore di ciò che, a loro dedicato, cercano, come il partner di quell’unico giorno di vita con le ali. Un autentico miracolo, un insegnamento strabiliante.
Come gli innumerevoli segni che “segnano” e scandiscono la “sinfonia” di ciò che mi sta succedendo in questo momento. una serie di avvisi, una serie di sincronie e segnali che perfettamente si (im)pongono nella narrazione del mio film, descrivendo e ornando una sceneggiatura che la mia semplice fantasia non potrebbe finalizzare, contemplare, arricchendola con il mistero della perfezione di questa vita. Quella meravigliosa canzone che recita “che fantastica storia è la vita”, ha la stessa importanza e profondità di “stella”, sempre di Venditti, per cui, eliminando gli stucchevoli e ammiccanti riferimenti religiosi, inoltra nella coscienza la stessa frequenza di ciò che davvero è importante, di ciò che muove l’energia, di ciò che non tocchiamo ma sentiamo, di tutto quello che ci arricchisce senza denaro, di dona amore senza materialità, come il tenersi per mano senza preavviso, come il semplice annusarsi, come il non avere una spiegazione a ciò che spontaneamente si sta facendo o si stia per fare, ma sempre umile, pulito, senza tornaconto materiale. un tesoro, uno scrigno pieno di monete che arricchiscono lo spirito. Banale chiusura ma evidente quanto la sua profondità. Buonanotte.