Eccolo là che arriva. Impietoso. Implacabile. Il fato. Spesso se ne arriva bel bello con la sua scoppola, la pesante lezione che pensavi di aver recepito. Un autentico contrappasso, come lasciapassare per il livello successivo.
Rimani lì, fossilizzato a piangerti addosso fino al giorno in cui ti svegli, e definitivamente ti dai quel calcio nel culo per ripartire, anche fosse da zero, verso il nuovo, perché ormai il vecchio è assodato e apparentemente digerito.

E invece no. Mentre ti godi quel senso di leggerezza che viene dopo la presa d’atto di quanto si è stati ciechi e stupidi per così a lungo, avviene quella cosa che ti apre in due. Se si è fortunati, spesso ne avviene anche più di una, concatenate o meno. E va bene. D’altronde proprio ieri vedevo un video in cui si sottolineava l’importanza della visione al positivo, specialmente nella difficoltà di vederla quando le cose apparentemente vanno male. Dipende sempre dai punti di vista. La multa alla macchina deve sottolineare che faccio parte di quella piccola percentuale al mondo che ha la macchina, il grave problema lavorativo sottintende che in fondo il lavoro ce l’ho, e quindi è già una fortuna.

Essere fortunati è l’assunzione della gratitudine, celata dietro gli imprevisti. Già, perché è forse troppo facile catalogare il giusto, il bello, da un univoco punto di vista.

Come ripartire però? Specie in questa condizione…
Certo che tra le mie considerazioni fatte intorno a marzo 2020 c’era anche: “quella volta, l’11 settembre del 2001, non abitando a New York, sono stato talmente fortunato che per me quell’evento è come se non fosse mai esistito, dal momento che non mi ha quasi minimamente toccato”.
Questa volta le bombe mi scoppiano tra i piedi, eppure però, non ho perso le gambe. La fortuna, che mi ha aiutato in quanto “audace” ha voluto che io rincorressi tre lavori, e quello più remunerativo, il principale, mi è stato polverizzato. Cosa potevo fare se non impegnarmi al massimo e investire anche ciò che non avevo per risollevare e invertire la tendenza degli altri due? Come? Ripartendo da zero, analizzando i dati e ammettendo la fortuna, l’opportunità che altrimenti non avrei avuto sottomano.
Una spinosa questione di natura patrimoniale mi avrebbe tolto il tetto sulla testa, a breve. Invece grazie a questa cazzata globale ho avuto l’opportunità di prendere tempo. Se l’ho utilizzato correttamente relativamente alla risoluzione della questione ancora non lo so, che è già una mezza ammissione di errore…

C’è però da dire che c’è un limite, tra l’ammettere di non poter risolvere tutto, o perlomeno ciò che è apparentemente più grande di te, e vivere nel dubbio di averci provato fino in fondo. Non è anche questa un’opportunità?
Svegliarsi domattina e decidere cosa vorrai fare di quella tua giornata, e come quella pietra potrà essere fondamenta di qualcosa di buono, che grande opportunità. Certo è che nonostante possa fare rima, non sempre va con “facilità”. O se davvero si riuscisse con facilità a trovare le soluzioni più adeguate, saremmo sicuramente meno preoccupati di ciò che in realtà ci preoccupa davvero, quindi la cosa non sussisterebbe.
Indi per cui, dipende anche da quale peso gli si da. Dargli peso è diverso dal viverlo male, restare tesi e preoccupati continuamente per un evento non imminente, che ti regala tempo sia per provarci e riprovarci, sia per provare a goderti la vita nel frattempo. Sì, perché in fondo per ognuno di noi, la vita è bella, demagogico lo so, ma non mi veniva diversamente.

Ci svegliamo la mattina per vivere. E quante altre cose durature, di livello profondo anziché materiale sono affini alla possibilità di vivere?

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