Inutile pensare di avere da dire qualcosa di nuovo. Inutile tutto. Eppure devo scrivere.
Ma non perché lo devo a qualcuno o qualcosa. Ma perché sento un frastuono dentro me, sento suonare quella campanella. Quella che mi ricorda che ho stretto un patto. Come una promessa fatta a me stesso.
Eppure.
Eppure l’orgoglio o la brama definirebbe uno stile che non affiora.
L’amore è perso. L’esistenza ha preso una piega da maestro spirituale professionista, ed io mi sento ancora cadetto. Sì, vado a scuola, sto studiando le lezioni, ma oggi servirebbe il docente e non l’alunno, per quanto promettente. Però Leonardo diceva che l’allievo deve necessariamente superare il maestro. il problema è in che tempi.
I miei sono scaduti. Dipingo continuamente stelle, anime, come protezioni, forme di energia equiparabili alle formazioni galattiche. Dove sarà lo spunto, se anche fosse, ma soprattutto dove sarà la soluzione?
Sarò forse degno di riceverne?
Oppure sarò di quelli che questo periodo lo dovranno salutare? Quanti di noi ci hanno lasciato in questo periodo. Il periodo non sto nemmeno a descriverlo o a nominarlo. Non serve. Solo poche righe fa descrivevo come ciò dovrà essere un ilare ricordo. La tematiche è appresa, eppure pesa.
Se dovessi lasciare a breve, e lo dico con cognizione di causa, vuol dire che il mio scopo non ha ricevuto da me stimoli adeguati. In estrema sintesi non merito di andare avanti. Non ho camminato nella direzione tracciata. Ci potrebbe anche stare.
Se così fosse, va beh, sono pronto. Non posso certo dire di non avere avuto dalla vita ciò che mi serviva. Continuo ad averne. eppure mi distraggo. Questa realtà è uguale per tutti, e per tutti riserva medesime, coincidenti, parallele e simili lezioni, nella perfezione dell’Uno. Un po’ come quando all’esame o di fronte ad una domanda importante senti il vuoto, cosmico. Ma qualcosa preme, eppure non sai cos’è. Non ci arrivi ma sai che c’è. Quando il professore di turno ti illustra dove dovevi intraprendere, quale strada percorreva la risposta alla domanda fatidica, allora tu, improvvisamente, ti ricordi che lo sapevi, e perdi le tue energie a chiederti e cercare il perché te l’eri dimenticato.
Ebbene sì, non voglio dimenticare, voglio ricordare, voglio sapere, vorrei poter passare al mio livello superiore, quello in cui piango per il prossimo problema, ma rido per questo che sto passando. Sto aspettando di ricevere il messaggio. Non voglio aspettare sotto le coperte. Lì non arriverà nulla. Devo uscire da quel letto in cui mi stavo addormentando ed alzarmi. Affrontando questa primavera di informazioni che devono necessariamente sbocciare in qualcosa di fruttuoso.
Farò del mio meglio. ed anche questo lo prometto a me. E non posso deludere la persona più importante della mia vita.