Non so a chi chiedere, non so nemmeno cosa chiedere. Ciò che ho è quel che merito. Ciò che si pone di fronte a me serve alla mia evoluzione, dipende solo da me, se lo sto cogliendo o se sto vedendo ciò che mi si mostra. Questa realtà esterna oggi è un imbuto di problematiche, mie dirette e profonde. Guai in cui mi devo divincolare, devo nuotare, non posso uscirne, forse non ne uscirò più. Devo arrivare ad apprezzare questa realtà, per poi dimenticarmi del peso che sostenevo quando questa svanirà.
Dovrei chiedere? Dovrei chiedere una grazia? Non è così che funziona. Certe cose non erano sul mio cammino. E lo dico perché l’ho sempre sentito, forte. Se invece sono successe vuol dire che sono uscito da quel sentiero. Anche perché emozioni, sensazioni, premonizioni, sogni, intuizioni, non posso non considerare tutto ciò. Potrei chiedere a mia nonna, ma esattamente come mi ha ricordato un cliente sabato, non tutti hanno la percezione, nel chiedere, da dove arrivi la risposta. Che poi quella risposta, da laggiù, sia esattamente quella che serve, non si discute. Ma farei anche a meno. E poi mia nonna mi darebbe un calcio nel culo, ed avrebbe ragione, farebbe bene, e sarebbe altamente educativo.
L’evento in questione fa sì che per me si fermi il mondo. Come quando perdi quel dente e sai che non ricrescerà più. Ed è inutile pensarci o rimuginarci.
Sono uscito da quel sentiero nello stesso modo per cui mi sono ritrovato giu a terra pur pensando di essere in equilibrio.
Pago. Oggi pago ciò che si è accumulato karmicamente. In questa vita, e ce ne è davvero tanta, ma anche nel percorso a me dedicato. E se è per me vuol dire che lo merito, esattamente come l’essere felice, uno stato, ma anche una scelta, qualcosa che viene a me, in maniera abbondante, come ogni cosa in questo universo.