Che sia poesia. Eppure non lo è.
Riflettevo oggi paragonando la direzione del tempo con l’effetto Doppler. Ho sempre considerato il guardare le stelle come osservare il passato, per via della distanza, e della velocità della luce, che per farci vedere quella galassia, impiega anni nel vuoto, per rivelare la propria forma. Talvolta milioni di anni, e grazie all’incrocio di tecniche e di alcuni particolari telescopi si va fino all’origine, 13 miliardi di anni, anni luce di distanza, momento zero, momento della creazione forse, per molti il famigerato big bang. Eppure ci dovrebbe essere una direzione in cui guardare, quella che per logica, rivela galassie, costellazioni e Soli futuri…

E stasera una serena notte rivela Luna con Venere vicini. E mi sovvien nuovamente l’eterno. Sì perché qui si guarda ad una pandemia-endemia che trattiene nel bozzolo della stupidità la quasi totalità del genere che abita questo pianeta, e che convengo come recentemente sentito, che proprio non lo merita.
Rido ma non troppo rivedendo nella memoria la scena de Il pianeta verde, in cui nessuno vuole andare sulla Terra per aiutare o per condividere il loro verde progresso, a causa della bicuta e bacata arretratezza convinta dei terrestri.
C’è oggi chi parla di Kali Yuga, o il famoso fine tempo del 2012 con il suo strascico nostradamico, oppure puntuale, invertendo le cifre.

Probabilmente saremo agli sgoccioli. Ma d’altronde poco cambia. Nulla può l’uomo di fronte all’immensità dello spazio. Infiniti spazi, energia, materia ed antimateria, infinite stelle con infiniti pianeti abitabili come il nostro. Ed il raggiungerli o il farsi raggiungere dipende esclusivamente dall’unico modo possibile di intenderlo. Pensare e viaggiare fuori dagli schemi. Ripiegare spazio e tempo per raggiungere qualcosa di altrimenti troppo lontano. Una teoria scientifica (oddio, scienza, che parola azzardata oggi!) che il caro Einstein aveva introdotto. Già, Einstein, un Albert qualunque, uno che venne “bocciato” a scuola, uno contro le regole. Uno che tra le sue massime pretendeva di smettere di pensare che una cosa non sia possibile, quando nel frattempo arrivava quel tale che già la stava facendo.

E nella griglia cristica, forse magari Tesla, per una volta tanto forse nessuno in quel momento era riuscito a scoprire, enunciare, ideare o creare tanto. Aprire la strada.
La griglia ha sempre funzionato in modi eccezionalmente riflessi e puntuali. Si pensi all’invenzione del telefono o del cinema. Stessa invenzione, stesso momento, due parti del mondo talmente distanti che sarebbe stato impossibile comunicarsela. Eppure così è stato.

Eppure oggi siamo qui a discutere del nulla. Fazioni che si ripetono. Schiavitù mentale e materiale. Vivere secondo i bisogni principali, quelli che verrebbero attribuiti alle forme animali, quelle che nascono nude e sole, e così devono cavarsela. Che spreco per l’uomo avere la mente e una coscienza, sebbene entrambe da “deprogrammare”, oltre allo spirito, che a ben vedere riguarda diversi gradi di corpi sottili.
E noi stiamo qui a temere l’infezione, o a scansare l’iniezione. Guardando a terra perlopiù, cercando ogni giorno il nuovo e aggiornato carro dei vincenti e sperando in un passaggio, anche se per il burrone.
Poveri noi.

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