“L’equilibrio nel comportamento e nel consiglio, che è frutto di una matura consapevolezza ed esperienza delle cose del mondo”.
Della oxfordiana quanto classica definizione mi colpisce però l’uso delle tre parole: equilibrio, consapevolezza, esperienza.
Nulla c’entra l’età, con la maturità. Questo è vero.
Tanti bambini insegnano, per non parlare di quanta saggezza vedo negli animali. Loro sono liberi dai veleni, e anche dal giudizio. La situazione ideale per irradiare questa titolata qualità.
A fronte di una saggezza coerentemente veicolata, tanti errori non ne faremmo, ma si sa, è uno stato temporaneo, non stabile, e le condizioni sono difficili da mantenere, quindi altrettanto difficile non recriminare sulle azioni e decisioni frutto dell’impulso non equilibrato.
Se è vero che il senso di colpa è il messaggero che ci ricorda di fare meglio la prossima volta, e le seconde opportunità, non recidive, ci piacciono, direi di riprovare…
Spegnendo veleni e giudizio emaniamo saggezza, non una richiesta di consenso o gratificazione esterna, ma un vero benessere interiore. Al di fuori da preoccupazione. Qualunque cosa succeda sul nostro cammino, vediamo la perfezione del suo incastro, e di qualunque tipo sia, ne traiamo giovamento in esperienza. L’equilibrio risulta chiaro. E la consapevolezza? Cioè essere coscienti di ciò che si fa mentre lo si fa, è il carburante alla voglia di vivere.
Quindi intesa come frequenza, la saggezza vibra in noi, ogniqualvolta combiniamo ottimamente equilibrio, consapevolezza ed esperienza. Tutte e tre verificate insieme restituiscono lo stato, tanto desiderato, che apre la porta della sorgente.
Sintonizzarsi, per non cambiare più stazione. Oggi riflettevo sulla pirite, sul suo rispecchiamento, sulla sua abbondanza, ricchezza, brillantezza, pesantezza. Eppure può dare tutto. La medaglia ha due lati, prima o poi l’altro si vedrà.
Qui però i lati sono molteplici, non binari.