Un’altra bestia nera dell’umanità. Quella per cui IO è una parola che distingue e discrimina le nostre azioni. Ma quelle azioni sono coerenti? E soprattutto, con che convinzione sono giuste.
Troppe domande. Troppe per aver appena cominciato.
Egoismo s. m. [der. del lat. ĕgo «io»]. – Atteggiamento di chi si preoccupa unicamente di sé stesso, del proprio benessere e della propria utilità, tendendo a escludere chiunque altro dalla partecipazione ai beni materiali o spirituali ch’egli possiede e a cui è gelosamente attaccato: persona chiusa nel proprio e.; l’e. dei ricchi; l’e. di certi letterati; e. materno; restringere e riconcentrare ogni suo affetto ed inclinazione verso se stesso, il che si chiama appunto e. (Leopardi). Nel linguaggio filos., e. teoretico (detto più propriamente solipsismo), dottrina secondo la quale l’esistenza di ogni altro soggetto non è che fenomeno della coscienza del soggetto che se lo rappresenta; e. pratico, dottrina secondo la quale il fine di ogni azione umana è sempre e soltanto l’interesse individuale dell’agente.
Ancor più semplicemente, esagerazione dell’Io, esasperazione di ciò che l’Io riporta a convenienze e istinti, del tutto materiali.
Anche perché questo tipo di Io, in questo tipo di mondo è spinto dalla paura.
Iniziavo a scrivere le prime tre righe di questo articolo e mi fermavo. Forse l’ispirazione alcolica mancava, forse mi giudicavo incapace di dire la mia sull’argomento, forse non vi era nulla da dire di nuovo o di originale. Proprio nel mentre usciva un video-articolo sull’argomento di qualcuno di cui ho stima e rispetto che confermava ciò di cui sono strato recentemente accusato, e per cui volevo lasciare andare qualcosa di scritto.
La paura di perdere qualcosa spinge l’egoismo. Il problema non sarebbe tanto di chi lo è o lo fa, ma di chi lo mal sopporta. Confrontarsi o imbattersi in comportamenti egoistici, rende l’osservatore decentrato e scomposto dalla rabbia. Una forma di giudizio che rappresenta uno degli specchi più semplici. Gli specchi esseni insegnano tanto sulle forme esterne che ci influenzano negativamente, proprio perché sono parti reali di noi.
In questo caso ne valgono almeno tre.
– Detesto gli egoisti perché quel tipo di comportamento è diametralmente opposto al mio e mi irrita…
– Detesto gli egoisti perché anche io lo sono stato, ho capito che non è cosa buona, e comunque oggi non sopporto di sopportarlo o accettarlo…
– Detesto gli egoisti perchè se proprio volessi potrei esserlo anche io ma scelgo di non comportarmi così…
Ma tornando al fulcro, al senso, che cosa ho paura di perdere? La famosa priorità acquisita? Qualcosa di effimero o poco importante. Di sicuro. Perdere uno status o una condizione. Qualcosa che “credo” di aver conquistato o raggiunto. Sulla base di un mondo che ci circonda di cui vedo una misera parte, materiale, economica, di convenienza. Di certo non interiore, per cui non dovrei preoccuparmi di avere o non avere qualcosa.
In realtà non ho nulla. Nulla da perdere. Forse non sono onesto e il castello di carte va difeso. Ma potrò impedire ad HAARP di sventagliare via tutto il mio costrutto fasullo? Ciò che è Vero è saldo, e lo sappiamo bene. Il problema piuttosto è avere la coerenza e consapevolezza del Vero. Ma qui si va per un selva oscura.
Buonanotte.