Scegliere, per smettere di chiedere.
Osservare, per iniziare a vedere.
Cambiare dentro per ritrovare nell’esterno,
ciò che chiediamo e non otteniamo.
E’ proprio ricercando dentro ciò che ci porta al rifiuto,
trovandolo sepolto e nascosto scopriremo quell’aiuto.
Quel che offende e ferisce dall’esterno è già in quello specchio,
che interno a noi scommette con l’ego il proprio occhio,
automatico schema di generoso appuntamento,
che verifica sommo il proprio inconscio consenso.
Laddove ospita quel mostro demoniaco e ostile,
vi è foraggio per ogni scusa e motivazione,
utili maschere del carnevale e delle sue file,
ottimi amici e compagni di ogni tipico errore e immaginazione.
Trovato sì quel recondito anelito di amore,
quel che l’intenzione muove verso tanto pudore,
abbiamo solo a identificare, lasciare con il cuore,
accettare quanto sia stato utile assieme conversare,
e decidere di che nuova energia poter ancora amare.
Ostile ed oscuro percorso il ritrovamento,
per cui arduo sarà il tortuoso tormento,
che in negazione opererà diligente,
per avallare la tipica spinta al niente,
quella per cui a metà del cammino siamo soliti osservare,
che la via più semplice sia quella del ritornare.
Ma trovandolo sepolto, riconosci te stesso nell’altro,
per cui di solo amor puoi ritenerti innocente e scaltro,
amore ancora è l’unica e possibile via,
che con giusta frequenza assomigli all’energia,
quella necessaria alla vibrazione, alla svolta,
che soffoca ogni irrisorio fuoco sepolto come via folta,
anziché la testa sotto la rena, aumenta il fuoco di quella candela,
che brucia e spegne il fatuo e continuo spirito ostacolo,
l’unica e sola azione il cui compimento da tempo immemore oracolo.



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