Ieri approfondivo dei concetti legati allo svadhisthana, un chakra, un “mulinello di energia”, ma anche di schema, razionalità ed emozione, nei suoi aspetti potenzialmente squilibrati per cui le correlate carenze ed eccessi siano tutte riconducibili all’incapacità di provare un piacere puro, pulito, legato alla gioia di vivere, al piacere di vivere le esperienze, di ogni tipo.

Eppure mi ritrovo a scrivere di cose che valuto non valide per il momento che vivo. Non valide, forse un’accezione e definizione non corretta. Saprò sicuramente tradurre in maniera migliore quel che sento in questo momento. So solo che lo specchio di ciò che mi si propone è dentro di me. Tante dinamiche che incontro o con cui mi scontro sono lì apposta perché io le veda. Molte persone che mi lasciano interdetto, sono esattamente posizionate di fronte a me affinché io possa vederle, sono lì per farmi vedere qualcosa, o meglio, quella specifica cosa. Qualcuno che è diverso da me, che si comporta in ”quel” modo, altro non è che lo specchio, la prova, l’esempio, la manifestazione, di ciò che ho già dentro. Sono insicuro e posato, calmo e fortemente agitato, ciò che sembro non è la reale definizione di ciò che ho dentro. Un gran casino. Difetto e giudizio, senso di colpa e superbia, si alternano nel mio IO, come un impostore sul trono spodestato. Come posso ritornare al timone della mia barca, se non so dove voglio andare? Ho mete preferite ma non ho ho impostato nessuna specifica rotta. O almeno credo. L’assalimento del dubbio, sulla messa in discussione, totale, genera anche questo.

C’è una teoria per cui la mia anima sa. Sa ciò di cui ho bisogno ed effettua le scelte, migliori o peggiori, per la mia evoluzione. E già questo potrebbe darmi inutili quanto ampie iniezioni di fiducia sul giudicato esempio dell’avere o meno una possibilità, l’ennesima, l’ultima, o semplicemente un’altra ancora.
Ho dipinto ieri, dopo molti mesi. Ed il primo quadro, con idee nuove su una tecnica vecchia, ha rivelato nel grave errore la capacità e la tecnica giusta, solo tramite quell’errore, per cui quella tela rovinata può diventare uno sfondo originale. Sebbene non sappia minimamente come rimetterci mano, so che quella è l’unica via, quella del piacere puro e pulito per una parte posteriore frutto dell’errore, della mancata considerazione, del distacco dal ricordo, dell’ingenuità e della fretta, che hanno scaturito l’insegnamento per il futuro, o la sveglia per il presente. Mentre dipingevo le prime tele rivedevo e rivivevo le emozioni di un meraviglioso film di Christofer Nolan, Interstellar. Notevole ed immenso. Come il tentativo di mischiare le carte inizialmente tramite il misunderstanding delle missioni apollo, proprio mentre l’assorbimento diegetico ti pone dalla parte di Cooper, ma la propaganda e la visione della verità sono esattamente speculari al metodo in cui ti viene mostrata la verità, sia nei film che nella vita reale, ancor più difficile nel sentire.

Questa razionalità che ha distratto le masse con concetti ripetuti ed assimilati, per cui io mi ritrovo potenzialmente braccato, controllato, perché per difendere i miei principi, ho utilizzato l’ego e le scarse ma ignorate conoscenze, quelle per cui ignoravo la verità proponendone una completamente asservita alla mia conoscenza del momento. E quindi uguale a quella di innumerevoli babbani, quelli contro cui mi scagliavo, sebbene senza pubbliche accuse, muovevo critiche senza osservare le parti di me, interiori e profonde, che loro stessi erano lì per farmi vedere. Quella era l’unica verità, per tutto il resto vale sempre il discorso del punto di osservazione, ed anche dell’osservatore, che cambiano e creano la realtà. Cos’altro non riesco a vedere e che non mi è chiaro? E soprattutto, perché non mi è chiaro qualcosa che per alcuni o tanti, è evidente, tanto quanto errato. Eppure senza soluzione, non ho ulteriore modo, tantomeno il diritto, di passarne il testimone, o di mettere per iscritto la ”mia” verità.
Ora però comincio a capire la natura dell’illusione.

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