Oggetti curiosi gli specchi. Sin dal mito della loro fabbricazione con stagno, mercurio o argento, necessari a riflettere con sempre maggior percentuale la luce che colpiva il vetro, fino alle odierne metodiche che utilizzano inox lucidato senza vetro, sembra quasi un oggetto ”magico”, che è sempre stato l’unico in grado di ”aiutare a conoscere se stessi”. Conoscere o Riconoscere. Infatti prima di quella scoperta, l’unico modo di specchiarsi era quello di riconoscersi nell’immagine riflessa in una pozza d’acqua stagnante.
Lo specchio è ricco di significato, ed esattamente come uno strumento di altra utilità, può conoscere utilizzi estremamente duali. Cioè orientati al bene al male, all’utile od inutile, piuttosto che al Vero. Oltre a rivelare ciò che non credevamo, o non consideravamo. Quante volte passando davanti ad uno specchio rimaniamo sorpresi da qualche dettaglio che la nostra immagine o il nostro corpo rivela.
Estremamente interessante ed istruttivo il paradosso dell’immagine di noi riflessa: difatti quest’immagine virtuale, che non è reale ma identica, rappresenta noi ”quasi esattamente”. Con perfezione quasi soprannaturale, rivela la destra al posto della sinistra. Ma non il sopra con il sotto. Questo è matematicamente e fisicamente spiegabile con un più corretto ”fronte/retro”, ma dinamicamente difficile da cogliere. Contrariamente a quanto creduto comunemente, lo specchio non capovolge le immagini da destra a sinistra e viceversa, ma tra fronte e retro. I raggi di luce riflessi sono capovolti nella loro direzione ma il loro moto verso destra o sinistra oppure verso l’alto o il basso rimane inalterato.
In ogni caso quel che di noi è da una parte, puoi vederlo riflesso nello specchio in una parte opposta. Pensando di operare dal lato giusto, trovero qualcuno identico a me che lo fa con la stessa modalità dal lato opposto. Ma chi è costui, così identico a me che però opera dal lato opposto al mio? Eppure nella staticità non l’avrei mai detto!
E ancora.
A volte una fotografia ci sembra strana, rispetto all’immagine dello specchio che più siamo abituati a vedere di noi. Altri simbolismi sono oggetto di letteratura e cinema, anche in maniera profondamente spirituale, e non voglio certo sgocciolare in un mare già sconfinato.
Ho sempre apprezzato però le simbologie degli specchi di noi, presenti in materia onirica e reale. La figura ed il comportamento degli animali domestici per eccellenza:
il cane, specchio della fede o affidamento
il gatto, specchio della sensibilità e del premonire
Avere difficoltà a relazionarsi o ad apprezzare queste due specie animali può rappresentare un’impossibilità al percorrere la relativa via. Spesso chi possiede o accudisce questi tipi di animali può già intravedere nei loro comportamenti e atteggiamenti lo specchio di come esso stesso è relativamente a quello specchio.
Molto più profondamente invece è da interpretare il ruolo di questi due animali nella rappresentazione onirica, il nucleo da cui arrivano le comunicazioni tra anima e dio, anima e spirito, la vera base delle nostre informazioni ”libere” dalla mente e dal giudizio.
Già, proprio lui, il giudizio, l’attività che svolgiamo continuamente, specie quando pensiamo di essere a posto con noi stessi ed il mondo, specie quando scappiamo, specie quando sappiamo che c’è qualcosa che non siamo ancora in grado di affrontare. Ma qui si entra nel giudizio del giudizio, ed è una valle oscura…
Il cane che undici anni fa ho deciso di adottare e che ho fortemente voluto a tutti i costi, oggi ha maturato un atteggiamento unico e saggio, ed è uno specchio di affidamento molto curioso. Premesso che il cane ”ti segue” comunque, fa ciò che gli dici, esattamente come nel sacrificio del figlio e dell’agnello potrebbe seguirti alla morte, si ”affida” a ciò che lo specchio della sua anima, ”noi”, gli facciamo fare. Ester è un cane che ha una amorevole predilezione per le persone, praticamente tutte, regala intuitivi momenti e situazioni da commovente pet-therapy pur essendo una gran figlia di mignotta, inoltre tollera, gioca ed apprezza tutti gli altri animali, non litiga mai, piuttosto avverte ma non agisce, scegliendo sempre la via di fuga, cosa che le ha sempre detto bene, quasi fosse divinamente protetta per la sua coerenza. La vedo, mi rivedo, portata allo stremo del doversi difendere, lei soffre, quasi il dolore di questa natura così stupida la lacerasse e le togliesse l’orgoglio necessario per difendersi o attaccare ad ogni costo.