Banalmente, c’è di mezzo il Fare. O forse ancor meglio l’essere.
Noi siamo ”quella cosa bella lì”, indubbiamente bellissima energia, qualcosa che è il Tutto, l’unità del ritorno al Padre. L’anima. Che ci propone esperienze, cioè gli insegnamenti che ci servono per evolvere.
Nessuno può farci del male senza il nostro consenso. E quando questo avviene dovremmo farci più di una domanda. Qualcuno che ti ama può farti del male? Indubbiamente sì, e nella maniera più semplice possibile. Quando succede una cosa che ti ferisce, in un modo così profondo e potente, non esiste colpa ma permesso.

Come ho potuto permetterlo? Come faccio a stare così male? Cosa non ho voluto vedere? Tutte domande consone alla situazione. Quale è lo specchio di me negli altri in questo momento?
La Divisione. Questa è l’unica risposta. La stessa che ho dato a mia madre quando mi ha chiesto ”ma come è possibile un comportamento del genere?” Cosa che tra l’altro l’ha ferita e lasciata senza parole, portandola anche ad ulteriore ignavia e menzogna. Divisione che porta divisione.
C’è il giusto e lo sbagliato, il buono e il cattivo, il bene ed il male. Gentile ed aggressivo. Disponibile e scontroso. Tutte dualità che spinte nella loro esasperazione ti allontanano dal centro, l’unità, la Verità, che anche in questo caso come già detto, non è paradosso alla bugia.

In realtà perdiamo la nostra ”presenza” in maniera involontaria, spontanea, e senza renderci conto, torniamo nella divisione. Ci difendiamo da chi nemmeno ci attacca, doniamo a chi non chiede, e perdiamo la vista delle reali dinamiche in cui si vive. Pensiamo di doverci difendere, forse dalla nostra rabbia, per le programmazioni e le esperienze passate. Forse. Siamo pronti a donare, perché ci siamo sentiti in passato o oggi in difetto o in colpa, oppure (in)consciamente vogliamo il controllo e la riconoscenza. Due estremi di due dualità che toccano il limite. Come uccidere per amore. Nel mezzo vi è Verità, uno stato costante, il più possibile, della linea di tendenza per cui, avendo ben chiari gli estremi, ci sentiamo davvero portati ad essere. A quel punto si può essere qualunque cosa, anche un grandissimo stronzo, ma in verità.

Ma soprattutto, può esistere selettività? Chi sono io per decidere chi merita il mio meglio, o almeno quello che io credo sia, inderogabilmente tra l’altro, e a chi donare tanta rabbia, inutile rabbia per niente, come Giuliano Sangiorgi insegna cantando. Si è davvero portati a donare gentilezza? Vera gentilezza? Vi è selettività nella verità? Ma è davvero Verità?

Il percorso che l’anima ha scelto per te per farti vedere quali parti di te gli altri rappresentano, consentendoti di alimentarle o meno, avallarle o esserne complice, piuttosto che ignorarle, non coltivandole ulteriormente se non affini al proprio giardino.

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