Diretto, inverso, reale, causale. Tutti aggettivi degni di nota relativi al corso di questa vita. Proporzionale innanzitutto. Gli eventi dell’esistenza umana, e non solo, risultano direttamente proporzionali alle capacità. Alcune se non tutte ancora da scoprire. Tramite le prove che questo karma, o destino, ci mette di fronte. Dopo l’iniziale tentativo di scaricare colpe all’esterno, spesso iniziale ma anche duraturo, si arriva finalmente a rendersi conto che nel piatto c’è questo, e che ce l’hai messo tu.

Nel piatto della vita c’è una pietanza. Non sempre la preferita.
Scegli.
Inizialmente, in modalità quasi infantile può scattare il capriccio, per cui un intervento esterno può viziarti con qualcosa di maggior gradimento, ma inconsciamente dovremmo sapere che quel piatto è lì, ad aspettarti, per una prossima volta, alla prima occasione in cui non riesci ad ingannare la cucina della vita.
Scegli.
Se mangiarne o meno. E parlando di ”esperienza”, magari rimandata, è chiaro che l’iniziale ingestione di quell’informazione risulterà fastidiosa, indigesta, ma istruttiva. Già il coglierne il lato istruttivo è sicuramente appannaggio di un secondo momento, quello in cui facendone tesoro, si arriva ad apprezzarne l’ingrediente, momento in cui quel piatto fastidioso non esiste più, ed il ristorante vita ne inizia a servire un altro.

Queste informazioni che la vita ci serve al tavolo, vanno necessariamente trasformate, correttamente digerite, assimilate, per poter evolvere nella conoscenza, nell’esperienza, nella forza, camminando verso quell’Amore, quello unico, vero ed eterno, per cui la nostra Anima ci mette in contatto con Dio. Quella per cui le dualità del buono e del cattivo (come il piatto), giusto e sbagliato, bianco e nero, più e meno, possano riunificarsi all’Uno, cioè al Vero, unica e coincidente definizione per ogni dualità.

Recentemente ho avuto modo di confrontarmi con molte persone che percorrevano lo stesso mio percorso evolutivo di lavoro su se stessi. Moltissimi di loro incontravano difficoltà legate ad eventi del loro passato per cui da una parte vivevano lo stralcio del rifiuto o del difficoltoso pasto della vita, da un’altra eventi apparentemente esterni, avevano creato loro ferite e maschere fortemente vincolanti.
In sostanza avevano subìto esperienze passate che rimanevano fortemente dolorose anche in questo presente, rendendo molto difficile l’evoluzione ed il passaggio alla parte migliore di loro, quella in cui queste potenzialmente inutili zavorre andrebbero abbandonate, proprio perché passate e necessarie alla loro crescita.
Da parte mia una leggera compassione permea verso la condivisione di queste dinamiche, di cui non posso dire di essere vergine, anzi, con le dovute proporzioni, non ne sono stato esente. Vivo però un contrasto, grave, e di cui il mio piatto ora è pieno, nella differenza tra l’attivo ed il passivo.
Quando subisci una dinamica dolorosa, sei cosciente che l’hai creata tu o che ti è stata posta di fronte per il tuo unico bene?
Quando invece determinate dinamiche le eserciti verso gli altri, impersonando il loro messaggero evolutivo, ne sei cosciente?
Oh, certo! Perlomeno vale per me.

Ho avuto sempre coscienza di stare scegliendo la strada più breve per me, quella simile al copiare all’esame, quella della sostituzione del piatto, piatto che rimane stagionato lì ad attendermi. Essere cosciente di fare del male a qualcuno per il tuo tornaconto, o per ignavia, codardia, è una colpa, e la reputo più pesante e profonda di qualunque violenza subìta, e ne ho subìta più di una. Queste per il mio ME odierno non pesano più, ma quelle attive, quelle che ho esercitato, sono come un senso di colpevolezza, che recentemente ho trattato come un sentirsi imprigionato, ma che oggi capisco bene a dove mi portano. Nel mio piatto c’è la Verità e sicuramente non sono mai stato capace di digerirla, mi spaventa, sebbene quelle rare volte mi abbia sempre aiutato.


E come spesso capita, proprio per la legge karmica proporzionale e temporale, quando cominci ad agire in Verità, e non nel giusto che è un lato della dualità(ma questo lo approfondirò…), non è detto che le cose girino subito per il verso giusto, anzi, quel risveglio ti fa vedere quanto hai già creato, e la strada prima invisibile si manifesta e ti accorgi quanto è ancora lunga. A cominciare dal fatto, eloquente, dell’iniziare a vedere l’assenza di Vero negli altri, anziché in te stesso.

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